Quando internet, l’intelligenza artificiale e la blockchain
incontrano gli studi legali nasce il Legal Tech
Probabilmente nei prossimi 20 anni assisteremo ad un cambiamento dirompente negli studi legali più grande di quanto successo alle organizzazioni professionali degli avvocati negli ultimi 200 anni. Il modo di lavorare, i processi organizzativi, il tempo necessario a risolvere un problema semplice o grandemente complesso e articolato, non ha subito velocizzazioni esponenziali nel primo ventennio di diffusione di internet e dei personal computer. La consulenza degli studi legali è, ancora oggi, realizzata in modo semi artigianale da avvocati in partnership; i servizi vengono sostanzialmente erogati su base individuale, l’output è documentato e spesso voluminoso e dalla metà degli anni ’70 l’addebito ai clienti è stato generalmente calcolato su base oraria per le attività di natura stragiudiziale e a forfait per le attività di natura giudiziale. Rispetto allo scenario economico post anni ‘80 e alla diffusione di internet, che ha accelerato il processo competitivo allargandolo su scala globale, per quanto possibile secondo le regole, gli studi legali più grandi hanno cercato di rispondere alla pressione dei costi stabilendo una nuova divisione del lavoro. In generale la tecnologia ha determinato molte trasformazioni nella professione legale: dalle email agli strumenti di ricerca come Westlaw di Rhomson Reuters e LexisNexis soprattutto sul fronte di cultura anglosassone. Esistono veri e propri studi legali digitali come Legal Zoom e Rocket Lawyer e servizi di analytics sofisticati come Lex Machina in grado di analizzare giudici e tribunali per cercare di prevedere le sentenze.
Il Video con il resoconto del workshop di Aprile 2019 durante la Rome Startup Week
In Italia, dove a metà degli anni ‘80 gli avvocati iscritti all’albo erano 48 mila circa, mentre a fine 2015 avevano superato quota 237 mila tutto questa innovazione galoppante sembra ancora lontana da poter avere impatti “disruptive”. Il futuro della professione è ancora tutto da scrivere ma di certo il Legal Tech rivoluzionerà gli Studi Legali come il Fintech sta facendo con le Banche Commerciali. Quanto avvenuto nel Management Consulting & Training è altamente istruttivo, soprattutto in tema di ripensamento del modello di servizio e dello stesso modello di business. In generale, per questa industry, Business Consulting & Training, uno degli avvenimenti che hanno avuto maggiore impatto è stata la diffusione del knowledge attraverso internet che ha generato una ritrosia nelle aziende che sono diventate sempre meno disposte a pagare l’intellectual property. Anche sul fronte Legal Services ci sono esempi concreti che possono far presagire uno scenario similare. L’ Australasian Legal Information Institute, fondato nel 1995 mette a disposizione, attraverso una serie di database, legislazione, trattati e decisioni dei tribunali. Ospita anche materiali giuridici secondari, tra cui la riforma della legge e i rapporti della Commissione Reale, nonché riviste giuridiche. Le banche dati comprendono il testo completo di tutte le decisioni della High Court, le decisioni del Tribunale federale dal 1977 in poi (le decisioni tra il 1977 e il 1996 sono state selezionate dal Tribunale federale), e le decisioni del Tribunale per la famiglia dal 1988 in poi (come selezionato dal Tribunale per la famiglia), così come un certo numero di altri tribunali e tribunali federali e statali. Questo lavoro pioneristico, realizzato in Australia, ha chiaramente modificato il mercato e il modello di servizio delle consulenze legali. Inoltre, parallelamente al tema dell’innovazione e delle tecnologie digitali, gli addetti ai lavori sanno che da tempo si scontrano due visioni strategiche in merito al futuro ordinamento dell’Avvocatura: in Inghilterra (Legal Services Act del 2007), Australia (Australian Legal Profession Amendment Act del 2000) e Francia (Darrois Report, 2009) prevale la priorità della “scelta del consumatore” e della “espansione del mercato” con conseguente adesione alla strategia di vera e propria ri-regolazione delle strutture e delle prestazioni della professione forense secondo la logica delle stesse Law Firms; negli altri paesi, viceversa, prevale la posizione del GATS, sostenuta in Europa dal Council of Bars and Law Societys of Europe (CCBE), a favore della mera “liberalizzazione dei servizi” e della rimozione delle barriere”. Trasversalmente a queste opzioni, tuttavia, si situa al momento anche la richiesta di riconoscimento formale – avanzata dalle Law Firms – del riconoscimento istituzionale della avvenuta biforcazione dell’Avvocatura stessa, di cui è espressione la differenza organizzativa e performativa tra il contesto professionale interno alle Law Firms, rispetto a quello dei tradizionali Studi Legali tuttora centrati sulla individualità del singolo professionista titolare[1]. Parimenti, all’interno di questo scenario, si insinuano ipotesi di comparatori online prossimi venturi per i servizi meno complessi e sistemi di reputazione online delle Law Firm o del singolo professionista. Intanto, già due anni fa, lo studio legale statunitense Baker & Hostetler annunciava l’impiego dell’intelligenza artificiale Ross di IBM per gestire la pratica fallimentare, all’epoca composta da circa 50 avvocati.
Sempre nel 2016 veniva lanciata nel mercato la piattaforma di intelligenza artificiale Luminance, che grazie all’intervento proattivo della Law Firm inglese Slaughter and May, prometteva di reinventare e facilitare i processi legati alla pratica della due diligence. Attualmente la piattaforma è utilizzata nel mondo da 14 importanti Law Firm.
Luminance non è l’unica soluzione basata su AI che supporta le Law Firm nella pratica della due diligence, se ne possono contare una mezza dozzina tra cui sicuramente va citata Kira che cerca di allargare lo spettro dei servizi includendo il Knowledge Management tema centrale negli Studi Legali e fondamentale per le Law Firm per modificare nei fatti la capacità di “catturare” e condividere l’esperienza e la conoscenza dei singoli professionisti a vantaggio dell’intera organizzazione. Un’altra piattaforma di servizi basata su AI per le Law Firm da segnalare è Imanage che mette a disposizione dei propri utenti anche un blog che riporta notizie e contenuti di sviluppo legati all’Intelligenza Artificiale. L’ultima nota di questa brevissima rassegna riportata in ordine cronologico ascendente è la seguente: a novembre del 2018 lo studio legale internazionale Orrick ha annunciato la creazione di fondo di venture aziendale attraverso il quale investirà in Startup promettenti nel campo del Legal Tech.
Appare chiaro che sarà fondamentale per gli studi più grandi anticipare e cavalcare l’onda e non lasciarsi travolgere. A queste tematiche di ordine “disruptive,” che impattano con forza sul modello di business e i modelli di servizio delle Law Firm, va connesso tutto il tema del change management, pane quotidiano per le grandi organizzazioni multinazionali e per le technology driven company ma non esattamente presente nelle Law Firm fino a questo momento. Le innovazioni organizzative technology driven non hanno mai generato grandi successi, al contrario i cambiamenti funzionano se accompagnati da piani dettagliati e soprattutto condivisi di gestione in cui:
- Ci saranno una visione chiara e una motivazione impellente da parte degli Owner e dei Partner delle Law Firm;
- Ci sarà una forte convinzione da parte di tutti i Senior e che abbiano chiari i vantaggi che scaturiranno per tutti;
- Competenze e abilità, processi e sistemi saranno adeguati allo scopo.
[1] Vittorio Olgiati in “Crisi Economica e Trasformazioni della dimensione giuridica” a cura di Raffaele Bifulco e Orlando Rosselli pag 112, Giappichelli