L’immobile presente che annullava l’orizzonte storico, da qualche settimana, è stato spazzato via. Il futuro è riapparso con forza nella vita quotidiana delle persone, dei media e della politica.
Il SARS-CoV-2 ce lo ha imposto, ha scarnificato in pochissime settimane le nostre ultime certezze, utilizzando la leva principale della paura, caratteristica connotante della nostra società globale, postmoderna, iper-connessa, schizofrenica e individualista.
Vivevamo nell’epoca del paradosso e delle polarizzazioni, immersi in un eterno presente. L’altro ieri si parlava dell’immortalità dell’uomo, ieri della seria possibilità di una estinzione dell’essere umano causata dal cambiamento climatico, oggi della possibilità che fino al 60 per cento della popolazione mondiale possa essere contagiata da SARS-CoV-2 con la sopravvivenza connessa principalmente ai fattori legati alla longitudine e latitudine del luogo in cui si vive, ivi compreso il sistema sanitario, il sistema di governance e il livello di competenze in campo nella ricerca della soluzione. Ai fattori di contesto necessariamente dobbiamo unire quelli individuali: età, quadro clinico generale e reddito di cui si dispone.
Ci siamo potuti probabilmente permettere di vivere un lunghissimo presente, saltuariamente messo in pausa da piccole onde emotive che hanno travolto concretamente un gruppo di persone più o meno grande.
Attentati terroristici, terremoti, virus Ebola del 2013, crisi economica del 2008, epidemia Sars del 2002, non sono poi state in grado di generare un ripensamento effettivo che portasse a un nuovo disegno complessivo delle priorità e della governance globale.
Il tutto frammentato da visioni di guerre terribili, ma lontane, di sovente arrivate a toccarci più da vicino, ma sempre a debita distanza, attraverso gli sbarchi di chi scappava e le polemiche politiche collegate. Tutto ciò non è riuscito, nella sostanza, a scalfire in modo concreto l’agire delle politiche e dei governi occidentali ed europei.
Le democrazie liberali, ora in stato di crisi avanzato, avrebbero potuto, avendo tempo e conoscenza a disposizione, imparare l’una dall’altra, condividendo i sistemi di governo più efficaci, quelli più prudenti di gestione della finanza pubblica, i migliori dal punto di vista delle performance sanitarie e di gestione dell’immigrazione, le best practices per l’efficienza energetica e il rispetto dell’ambiente.
Anche in questa occasione, per ora, la storia si è ripetuta. Dove si è agito in ritardo, arrivando alla chiusura pressoché totale, l’epidemia si è sviluppata (Cina e Italia) e si sta sviluppando (US, Spagna, UK, etc) in modo importante unitamente a crescenti danni all’economia. Dove si è agito per tempo (South Korea, Taiwan, Singapore) con una risposta veloce, integrata, trasparente, con una buona dose di forte responsabilizzazione delle persone, l’epidemia è stata contenuta e l’economia non è stata bloccata.
In tutto il mondo occidentale i cittadini sono diventati molto più diffidenti nei confronti dei politici e scettici verso le istituzioni democratiche. La democrazia liberale è entrata in crisi, i cittadini hanno affermato la loro delusione determinata dall’incapacità della politica di risolvere urgenti problemi sociali. Spesso i governi non hanno potuto far altro che agire lentamente, seguendo e rispettando procedure burocratiche, le regole della democrazia, a livello di singolo paese, a livello sovranazionale.
Il momento è quello del cambiamento paradigmatico.
Le alternative che si profilano all’orizzonte sono quelle del rafforzamento dell’individualismo, del sovranismo, dell’autoritarismo, dell’ingigantimento del fiume della paura contro un nuovo paradigma, tutto da costruire, in cui viene messa al centro una governance allargata per la risoluzione dei problemi globali che non possono essere gestiti e risolti dai singoli stati nazione. Siamo in guerra, il nemico non ha passaporto, non ha colore e non parla una specifica lingua.
Il medio evo prossimo venturo, che di sovente faceva capolino nei discorsi post apocalittici, è prossimo ad accomodarsi nella sala buona dell’occidente mettendosi a capo tavola per poi pretendere di diventare il protagonista del nostro futuro.
Lo possiamo impedire?
Lo dobbiamo impedire, per farlo ci vuole immaginazione.
Per massimizzare la nostra capacità immaginifica abbiamo bisogno di creare un nuovo mindset che può nascere solo facendo confrontare saperi, competenze ed esperienze eterogenee.
Una volta costruito il mindset e definito il nuovo paradigma abbiamo bisogno di scendere nel concreto.
Non esistono problemi complessi che possono essere risolti con una ricetta facile.
Innanzitutto, possiamo partire dal perimetro nel quale vogliamo costruire un nuovo paradigma. Il solco naturale in cui iniziare a muoversi è l’Europa. Ora come non mai l’occasione è davvero ghiotta per imprimere alla storia una svolta epocale per costruire il nostro futuro.
Come possiamo procedere?
Partiamo da quello che dobbiamo assolutamente evitare, sono due cose: il collasso del sistema sanitario e il collasso del sistema economico. Non c’è un ordine di propedeuticità, né di priorità. Al momento, purtroppo, stiamo cercando di tamponare il collasso del sistema sanitario attraverso il collasso del sistema economico.
Abbiamo bisogno di scrivere un nuovo patto sociale con i cittadini europei in cui l’Europa, come una mamma, dica a tutti i cittadini:” non vi preoccupate, seguite le nostre indicazioni, salvaguarderemo la vostra salute e nessuno perderà niente”.
Quali possono essere le linee guida un piano di questo tipo?
- Visione, strategia e programma di breve, medio e lungo periodo;
- Governance e implementazione del progetto a livello europeo con la comunicazione del programma, quotidiana per i primi mesi, settimanale per i mesi successivi;
- Trasparenza e responsabilizzazione da parte dei singoli cittadini:
- Test a campione su larga scala con l’obiettivo di supportare gli studi per definire la popolazione infetta e vulnerabile;
- Identificazione degli spazi per l’assistenza specifica per il SARS-CoV-2 e per le patologie diverse dal SARS-CoV-2;
- Isolamento pagato e obbligatorio dei casi positivi al SARS-CoV-2 da parte del governo, senza necessità di ricovero in ospedale, al di fuori della propria abitazione in strutture alberghiere utilizzate ad hoc;
- Rassicurazione concreta e scevra di pastoie burocratiche per i singoli cittadini su tutti gli aspetti economici e finanziari attraverso l’emissione a livello europeo di titoli adhoc garantiti congiuntamente dai singoli stati con la disponibilità di intervento concreto da parte della BCE;
- Utilizzo di sistemi e tecnologie che aumentano la velocità e la fattibilità di tutti i processi di condivisione e monitoraggio: gestione delle persone e reintroduzione graduale alla vita normale dei “verificati” con controlli sulle caratteristiche di rischio di infezione per la seconda volta.
Non torneremo come prima, dobbiamo però decidere se il paradigma da costruire sarà incentrato su un nuovo umanesimo pervaso da trasparenza, coraggio, responsabilità individuale, sostenibilità ambientale, tecnologia e innovazione oppure se sceglieremo di finire nel caos del tutti contro tutti, a partire dal quartiere dove abitiamo con le nostre famiglie, fino ad arrivare al Consiglio Europeo.
Se non troviamo un accordo davanti a una pandemia quando mai potremo riuscirci?