Siamo di fronte ad una grandissima opportunità. Diventa necessario, indispensabile, trasformare questa crisi globale legata alla pandemia Covid-19 in un grande progetto che partendo da un nuovo umanesimo incentrato sulla scienza, l’innovazione, la sostenibilità, l’attenzione e la cura, generi nuove opportunità di sviluppo economico all’interno di un nuovo quadro, tutto da costruire. Abbiamo la necessità di reinventare i capisaldi che ci hanno permesso di creare l’organizzazione che nel tempo ci ha assicurato una crescita inconfutabile sotto tutti i punti di vista, in termini di libertà, aspettativa di vita, educazione e conoscenza. Da tempo il paradigma generato nel secondo dopo guerra, nonostante i successi pregressi, aveva iniziato a mostrare delle crepe. Molto semplicemente, il futuro non è quello che era stato. Lo scenario si è modificato, necessariamente il sistema di interpretazione deve essere riscritto.
Ad una situazione complessa da modificare, da inizio anno ad oggi, a causa diffusione della pandemia Covid-19, le cose non sono andate bene. Non in tutti i paesi si è agito nello stesso modo e, complice questa frammentata gestione del contenimento, il numero di persone che hanno perso la vita, soprattutto in Italia, è molto elevato. Ora, le misure di lockdown che hanno tamponato l’emergenza sanitaria, stanno mettendo a rischio di sopravvivenza economica i soggetti più fragili, che a stento erano riusciti a passare attraverso i principali trends&triggers degli ultimi anni.
Ogni cambiamento genera delle opportunità. Ci troviamo di fronte ad un cambiamento epocale che continuerà a plasmare il nostro futuro per molto tempo, modificandolo in modo sostanziale rispetto allo scenario datato dicembre 2019.
Quali sono le precondizioni per riuscire a trasformare questa crisi in un’opportunità di sviluppo per le nostre imprese?
- Mitigare il rischio di perdita delle relazioni commerciali preesistenti;
- Compensare la perdita temporanea di ricavi e flussi finanziari attraverso strumenti agevolati di accesso al credito garantiti da terze parti;
- Ridisegnare il proprio modello di business in funzione di ciò che verrà per cogliere le opportunità di crescita inorganica che si genereranno;
- Disporre dei capitali necessari per investire nel nuovo modello di business.
In Italia siamo stati i primi ad essere coinvolti dall’epidemia in Europa, in termini strategici ciò significa avere la possibilità di essere i primi a individuare una via di uscita, offrendo un esempio concreto di soluzione realizzata con equilibrio. Diventare leader e non restare follower. Costruire un ecosistema positivo per far ripartire il nostro sistema economico con una visione nuova e con il necessario sprint proprio per riuscire a solcare per primi le praterie che si stanno per aprire in termini di crescita inorganica.
Con la crisi del 2008 l’Italia ha perso circa il 25% del tessuto industriale senza riuscire a recuperare ciò che era stato inghiottito dalla grande crisi finanziaria. La crisi del 2008 può essere considerata come un punto di svolta di un processo iniziato circa 20 anni prima e connesso alla riduzione delle imprese italiane della propensione a innovare, a intraprendere. Probabilmente ciò è avvenuto a causa del ruolo sempre più labile svolto dall’amministrazione pubblica in termini di visione, e conseguente sviluppo infrastrutturale, di un ecosistema di competenze (ricerca e innovazione) connesso all’avvenuta trasformazione prima della società industriale in post-industriale e della conoscenza e poi in società dell’informazione, della digitalizzazione e dello sviluppo sostenibile. Cercando di vedere il bicchiere mezzo pieno rispetto a ciò che è stato, possiamo dire che i sopravvissuti al ventennio culminato nella crisi del 2008 sono organizzazioni di maggiore qualità, più interconnesse con i mercati internazionali, che possono vantare un livello superiore di competenze tecniche e manageriali. Ora questa emergenza potrà portare a una contrazione della capacità produttiva e a perdite di 650 miliardi secondo alcune stime del Cerved. In questa fase, obiettivo fondamentale della politica economica è quindi quello di evitare i fallimenti ma all’interno di un piano organico che parli di un progetto che ponga fine ai ritardi strutturali, infrastrutturali, della (scarsa) innovazione e ricerca, della formazione delle figure professionali per il futuro, dell’accesso e gestione del credito e della certezza del diritto.
Non possiamo permetterci ancora una fase di continui e corrosivi tatticismi alla ricerca di tempo. La ricreazione è passata ed è ora di ripensare tutto e di ripartire. Tra accartocciarsi sino a rompersi l’osso del collo e rimettersi in pista rigenerando il proprio fisico e la propria testa attraverso un programma di allenamento sostenibile e costante, voi cosa scegliereste?
Il primo passo, per questioni contingenti vede il rafforzamento di una condotta di aiuto concreto dello Stato, non procrastinabile, rispetto alle condizioni oggettive di una vasta categoria di lavoratori e di datori di lavoro che le nuove regole di distanziamento sociale, che si protrarranno anche dopo la conclusione della fase di lockdown universale, in termini da definire, non potranno riportare alle condizioni e ai volumi di affari di dicembre 2019. Lo scivolamento verso il basso della polarizzazione tra super ricchi e imprese/persone con scarsa possibilità di successo nel mercato del lavoro potrebbe costringere queste ultime ad azioni fuori dal perimetro della convivenza civile. Non possiamo farlo accadere.
Il secondo primo passo, parallelo al primo passo precedente, è quello di capire come riorientare lo sviluppo. La necessità di avere un progetto da perseguire diventa ancora maggiore nel momento in cui si chiede, e si ottiene, dalla popolazione di perdere per un tempo non breve la propria libertà personale mettendo a rischio la propria sussistenza economica.
Il tutto va costruito con urgenza e con grande energia positiva. Davanti c’è una prateria, il cui percorso può sembrare un campo minato, perché non scevro da pericoli. C’è un momento però in cui osare non solo è possibile ma è l’unica via per riuscire a vincere.
Quali saranno i futuri prossimi venturi trend sui cui tessere la tela del nuovo paradigma economico e socio-culturale?
Da una parte sappiamo che la focalizzazione sull’essenziale, il recupero dell’attenzione e la cura per sé e per le persone più care, innestata dal cambiamento forzato delle abitudini perdurerà a lungo, finché il bisogno di sicurezza personale e sociale riuscirà finalmente ad essere soddisfatto pienamente.
Per avere una fotografia di questa tendenza in termini commerciali guardate la crescita dei consumi qui di seguito riportati.
Le nostre esperienze saranno comunque modificate anche per il futuro. Probabilmente eviteremo i posti affollati, non andremo più in discoteca, ci sposteremo per i viaggi preferibilmente in automobile. Tutto questo per un periodo lungo, che sarà contrassegnato dalle norme che regoleranno il distanziamento sociale fino al raggiungimento della soluzione finale del vaccino, avremo meno bisogno di viaggiare lontano e meno frequentemente. I settori crollati pesantemente sono legati al turismo, alla ristorazione, alla organizzazione di eventi, alla fruizione dei beni e delle attività culturali, alla produzione di beni non essenziali, ai trasporti, al retail.
Non possiamo visualizzare il virus nelle strade ma nella nostra testa si è fatto largo il bisogno di sicurezza e il sentimento della paura, che bisogna evitare, che per ragioni economiche, diventi rabbia.
Quali sono le opportunità legate a questo scenario? Come possiamo reinventare il nostro modello di sviluppo? Sicuramente, per quanto riguarda il turismo, lo sviluppo del mercato interno, legato alle destinazioni di nicchia, con ampi spazi, facilmente raggiungibili è una soluzione perseguibile. Ci sarà più ricerca della qualità e della sicurezza a discapito di altre variabili. Probabilmente sarà una buona occasione per la destagionalizzazione delle mete turistiche, e ciò sarà in parte determinato da una nuova organizzazione del lavoro che in questa fase di lockdown ha ricevuto una grande accelerazione entrando a pieno titolo nella prima fase trasversale del remote working per arrivare in futuro compiutamente nell’era dello smart working. L’altra grande opportunità è legata alla parziale perdita di mercato dei grandi attrattori con la fine del fenomeno impattante dell’overtourism (concentrazione delle persone in alcuni luoghi nello stesso periodo) e la diffusione delle mete che diventano appetibili come e forse più di quelle maggiormente note.
Un turismo di maggiore qualità, meglio gestito e organizzato nell’erogazione di tutti i servizi, meglio presentato attraverso il digitale. In questa direzione vale la pena di segnalare già due iniziative nate praticamente ieri: Airbnb ha inaugurato la vendita (da 1$ a 40$) delle Experience Online e The Napa Valley ha creato un’offerta “da remoto” di degustazioni di vini, si comprano le bottiglie e le degusti online con l’esperto. Se è possibile fare ciò per le mete turistiche sarà ancora più essenziale realizzarlo per i luoghi della cultura, ai quali si potrà accedere prenotando l’ingresso e l’orario per pianificare i flussi in funzione del numero di persone che possono essere ospitate mantenendo la distanza sociale.
[Foto di Pietro Mari http://pietromari.com/ https://www.facebook.com/pietro.mari.3]
Questo varrà anche per il mondo della ristorazione per gran parte legato ai flussi turistici lesure, entertainment e business.
Tutto il mondo retail dovrà essere organizzato attraverso il supporto del digitale per la gestione degli spazi, delle presenze e della distanza sociale. Sarà più difficile agire per i consumatori in modo compulsivo ma saremo una società più ordinata e sostenibile. Tutto ciò, distanziamento, cura, attenzione, inizierà nei luoghi di produzione che diventeranno più sicuri per i lavoratori e per gli organizzatori.
La produzione sarà riorientata ai nuovi bisogni legati alle nuove e diverse possibilità di fruizione.
Salirà il numero degli occupati per le professioni sanitarie, quello degli addetti alla logistica, all’e-commerce e alle piattaforme digitali. Tutti le professioni saranno soggette ad un upskilling che dovrà integrare la capacità di leggere i fenomeni attraverso i numeri con l’ausilio dell’intelligenza artificiale.
Il settore che trasversalmente farà da piattaforma a tutti questi cambiamenti è quello delle tecnologie abilitanti al passaggio al digitale. I dispositivi per il controllo del numero delle persone nei luoghi, della distanza tra le persone, delle visualizzazioni degli spostamenti e del tracciamento consentirà un nuovo sviluppo diverso dal precedente per garantire sicurezza sanitaria ed economica. Elementi trasversali per la costruzione delle opportunità di rilancio economico sono l’accelerazione delle soluzioni basate su intelligenza artificiale, la crescita della capacità di elaborare informazioni in modo sempre più raffinato e preciso, big data, la possibilità di archiviare e lavorare su grandi quantità di dati unitamente all’interconnessione degli oggetti, internet of things, che si svilupperanno esponenzialmente per riempire di servizi lo spazio dei prodotti del mercato. Di tutti i prodotti. Dall’abbigliamento, alle cose da mangiare, passando dagli elettrodomestici e i servizi di sicurezza per la casa (domotica), fino ad arrivare alla sanità e alla cura delle singole persone che ci permetterà di lavorare sulla prevenzione attraverso dei sistemi di monitoraggio dei parametri chiave della salute degli individui.
Altri due aspetti che potranno creare delle opportunità sono legati alla nuova centralità e al nuovo ruolo che avranno le abitazioni. Da luoghi del dormire si tramuteranno in piattaforme multifunzionali per lavorare, studiare, svolgere attività fisica, di intrattenimento, sempre nella massima sicurezza. Le case dovranno essere riconcettualizzate (banalizzando: più spazi chiusi multifunzione che open space con cucina a vista) tecnologicamente avanzate e strutturate, anche grazie alla caduta dei prezzi legati all’IoT. Ciò potrebbe anche portare al termine della crescita delle città in quanto Hub di innovazione che contano sempre più persone residenti ma la diffusione delle opzioni con maggiore attenzione alla possibilità di spazi aperti, connessi con tutte le tecnologie, dove poter vivere in maggiore sicurezza e con maggiore cura dei propri cari.
Fare previsioni non è semplice, l’unico modo per riuscire a coglierle è farne tante e spesso.
Non smetteremo di essere animali sociali, è impresso nel nostro dna e nel nostro destino. Non smetteremo di cercare nuove conquiste. Faremo tutto con maggiore attenzione e maggiore cura.
[Foto di Pietro Mari http://pietromari.com/ https://www.facebook.com/pietro.mari.3]