Per molte aziende, soprattutto in settori ciclici o stagionali, la sopravvivenza a breve termine è l’unico elemento dell’agenda quotidiana.
Il Covid-19 è un evento che ha scarnificato gli elementi sui quali la maggior parte delle organizzazioni stava disegnando il proprio futuro forte delle esperienze acquisite negli ultimi anni. Affrontare la crisi, per le singole imprese, significa rivedere il proprio modello di business, riuscire a trovare le risorse per gestire la perdita dei ricavi dovuta alla fase di chiusura, disegnare il proprio futuro organizzandosi anche per reperire le risorse finanziarie collegate agli investimenti.
Possiamo conoscere cosa succederà? No, purtroppo no. Possiamo immaginarlo? Certamente dobbiamo farlo e ce ne siamo occupati nei due post precedenti.
In questo post cerchiamo di prendere in considerazione le lezioni apprese dalla crisi recenti e meno recenti per individuare degli elementi che possono essere utili a costruire il nostro futuro.
Dalla seconda metà degli anni 90’ fino a ieri abbiamo vissuto nell’idea che la distanza non fosse più un problema sia in termini di approvvigionamenti e gestione della supply chain che in termini di accessibilità e possibilità di scoprire ed esplorare luoghi lontani.
I turisti torneranno ma è probabile che i flussi a cui siamo stati abituati negli ultimi anni non si ricreeranno. Nel breve sicuramente le imprese e le persone esprimeranno una preferenza per i prodotti e i servizi locali, che potrebbe tramutarsi in una sorta di reflusso della globalizzazione.
La tecnologia, che aveva consentito l’accelerazione rispetto alla perdita della distanza, creerà il presupposto oggettivo per abilitarci alla creazione di un ecosistema in cui la distanza, tra le persone, tra le persone e gli uffici, diventerà la nuova normalità.
Alcune ricerche relative alla crisi finanziaria del 2008 hanno rilevato che un piccolo gruppo di aziende, in ogni settore, ha superato i propri competitors. Questo gruppo di imprese aveva subito maggiori cali nel fatturato rispetto alla media del settore ma nel 2009 i loro ricavi erano cresciuti del 10% rispetto alle diminuzioni di fatturato del 15% delle aziende meno efficaci nel reinventare e ridisegnare il proprio modello di business e la loro organizzazione interna.
In genere le aziende in grado di reagire meglio avevano prima della crisi bilanci più solidi che avevano unito ad una forte azione di contenimento delle perdite nella fase acuta della crisi.
Probabilmente in questa crisi questi due aspetti, chiave nelle crisi precedenti, saranno importanti ma non sufficienti. La capacità di reinventare con immaginazione l’offerta e il nuovo modello di business diventerà un aspetto sostanziale per uscire dalla crisi prima e meglio degli altri.
La crisi legata alla pandemia sarà un acceleratore di tre tendenze in atto e che sostanzialmente, già da questa fase, segneranno un punto di non ritorno.
Ce ne eravamo già occupati parlando di futuro del lavoro, intelligenza artificiale, digital sales&service. Tre tendenze si stanno affermando come non arrestabili: la crescita del commercio elettronico, la diffusione della telemedicina, la crescita dell’automazione nei luoghi di produzione delle merci che a breve esonderà nella produzione dei servizi a basso valore aggiunto.
Gli interventi degli Stati e degli organismi sovranazionali nell’economia stanno aumentando con una scala ben diversa dai precedenti aiuti innestati dalle crisi finanziarie. I volumi stanno crescendo e gli ambiti si stanno allargando enormemente, è impensabile immaginare un ritorno allo stato precedente prima di molti anni. Questo sarà un tema di analisi che sarà affrontato nel prossimo lustro.
L’ultima considerazione, di carattere generazionale, parte da una breve nota autobiografica. Sono nato nel 1973. Durante l’anno del diploma, 1992, che per la stragrande maggioranza delle persone nate nel mio anno significava uscire dalla scuola per andare a cercasi un lavoro, arrivò la grande crisi finanziaria in Italia che culminò con il famoso prelievo forzoso sui conti correnti da parte del Governo allora guidato da Giuliano Amato. Quelli della mia generazione successivamente sono passati attraverso la crisi finanziaria generata dalle dot.com, scoppiata a marzo del 2000 negli US e arrivata con forza successivamente in Italia. L’11 settembre del 2001 sono crollate le Torri Gemelle e con esse ha iniziato a scricchiolare il nostro senso di sicurezza, abbiamo iniziato a convivere con alcune restrizioni modificando i nostri comportamenti e rimodificandoli di nuovo. Successivamente è arrivata la lunga, soprattutto per l’Italia, crisi finanziaria 2007 – 2013. Per i Millennials e i membri della Generazione Z – nati tra il 1980 e il 2012 – questa crisi del Covid-19 rappresenta il più grande sconvolgimento che abbiano mai affrontato. I loro atteggiamenti potranno cambiare molto, in che modo è difficile prevederlo.