Come ogni consulente e analista sono spesso tentato di fare previsioni, a volte me le chiedono, di fatto sovente sono ad arrovellarmi su quesiti che riguardano il futuro prossimo venturo.

Dopo un anno alla prese con una pandemia globale, con le persone ammalate, con chi ha perso i suoi cari, chi la possibilità di avere un reddito, chi la sicurezza economica, chi una educazione completa nel primo periodo della vita dedicato all’apprendimento, siamo tutti un pò stanchi. Molti hanno dovuto rinunciare a qualcosa, tanti a molto, certamente tutti a una parte della nostra essenza di animali sociali. Ora devo dirvi in tutta schiettezza che sento il bisogno di disegnare uno scenario positivo per riuscire a superare i prossimi tre mesi quando dovremmo, più o meno in tanti, riuscire a raggiungere la promessa immunità di gregge.

Quindi ecco la previsione. Da ora in avanti torneremo a crescere, la scienza e la democrazia liberale ci trascineranno fuori da questa parentesi nefasta di cui leggeremo nei futuri libri di storia come la premessa al cambiamento paradigmatico che ci guiderà con gentilezza e cura negli anni a venire. Ci sentiremo sollevati psicologicamente. Torneremo a sperare per il clima, disegneremo progetti dedicati alla sostenibilità ambientale e alla lotta al global warming. La digitalizzazione inizierà ad incidere positivamente sulla vita della maggior parte delle persone, delle imprese e degli Stati Nazione. Non rimarrà un vantaggio per pochi e i fenomeni globali di polarizzazione si attenueranno con gli anni a venire.

La storia è piena di boom economici post pandemici, questo sarà il più veloce e il più dirompente.

Leggendo i report e le analisi di diverse fonti globali qualificate provo a fare un sintetico bagno di realtà per rappresentare quello che è in realtà un bicchiere mezzo, sarà mezzo pieno o mezzo vuoto a seconda dei punti di vista. Come premesso ho deciso di vederlo mezzo pieno.

Le recenti ricerche segnalano un maggiore ottimismo sull’economia e sulle prospettive aziendali rispetto a quanto espresso dagli intervistati dall’inizio della crisi e in alcuni settori rispetto a diversi anni fa. Restano le preoccupazioni per la debole domanda globale e per la pandemia ancora in corso.

Anche se le prospettive economiche globali hanno vacillato negli ultimi mesi, gli intervistati sono più ottimisti ora sulle prospettive dell’economia mondiale di quanto non lo siano stati in qualsiasi altro momento della crisi. Il 69% crede che le condizioni economiche globali miglioreranno, rispetto al 56% del sondaggio precedente. Alla domanda sulle economie dei loro paesi, quasi tre quarti dei dirigenti si aspettano un miglioramento delle condizioni nei prossimi sei mesi, rispetto al 56% di gennaio.

Anche le preoccupazioni per la disoccupazione sembrano attenuarsi, rispetto ai mesi scorsi, quando la pluralità o la totale maggioranza degli intervistati prevedeva un aumento del tasso di disoccupazione in patria. Ora, il 43% degli intervistati si aspetta un calo, mentre il 38% si aspetta un aumento, anche se ci sono notevoli differenze a secondo dello Stato di appartenenza. La maggioranza degli intervistati in Europa prevede ancora un aumento della disoccupazione, mentre quelli del Nord America sono i più propensi dei loro pari ad aspettarsi una diminuzione della disoccupazione.

Il 63% dei dirigenti crede che la domanda per i prodotti e i servizi delle loro aziende aumenterà nei prossimi mesi, contro il 39% che ha detto lo stesso un anno fa, mentre il 65% prevede che i profitti delle loro aziende aumenteranno, la percentuale più alta riscontrata negli ultmi tre anni. Le aspettative sulla forza lavoro rimangono stabili, con una pluralità di intervistati che affermano che il numero di dipendenti rimarrà lo stesso della pandemia.

Buona Pasqua.