I fattori che abilitano le organizzazioni, con una particolare attenzione alle PMI Italiane

La trasformazione digitale innesta cambiamenti fondamentali nel modo in cui l’impresa crea e si appropria del valore aggiunto insito nel proprio processo produttivo. Il Next Generation EU e il Piano nazionale di ripresa e resilienza, riconoscono la centralità della trasformazione digitale.

Secondo i dati 2018, relativi ai bilanci 2017, soddisfano i requisiti di PMI 156.754 società. Di queste, 130.300 sono piccole imprese e 26.454 sono medie aziende.

Prima di parlare di trasformazione digitale e gestione del cambiamento soffermiamoci sul fattore umano, sul capitale umano e sull’area di opportunità relativa alle competenze, le PMI ne presentato una serie importante. Una di portata storica è il gap nelle competenze chiave manageriali. Tutto ciò è per lo più dovuto a una scarsa consapevolezza della rilevanza e dell’urgenza di integrare i saperi per poter crescere e prosperare negli anni. Tutto ciò si riverbera in una limitata domanda di formazione nelle piccole imprese che si riflette in un uso minimo e sub-ottimale dei fondi inter-professionali di formazione.

Ancora risorse utilizzate parzialmente. Spesso poi ci troviamo in mancanza di una offerta di qualità per gli imprenditori, i proprietari o i dirigenti più importanti. La formazione è solo quella finanziata dai fondi inter-professionali, di limitata qualità e non esattamente pensata per chi deve prendere le decisioni.

Viene da pensare che in generale è la vulgata complessiva a sottostimare l’importanza della formazione ma che in qualche modo, questo sia anche dovuto alla limitatezza, in termini qualitativi e di personalizzazione, dell’offerta formativa per le PMI. In tanti mercati, soprattutto quelli dove l’elemento culturale è determinante, è spesso l’offerta che “educa” la domanda.

Ultimo aspetto legato alle competenze è quello relativo alle competenze digitali, con particolare attenzione ancora alle PMI.

Tra le competenze chiave, non solo per i ruoli apicali, ma per tutti, c’è da colmare l’enorme gap che in generale l’Italia sconta nelle competenze digitali. Anche qui andrebbe organizzata una offerta su misura, in modalità blended e costruita non nella logica del corso o dei corsi ma del percorso: momenti live, momenti on demand sia video che audio, test ed esercizi, casi, e possibilità di avere a disposizione delle sessioni uno a uno con degli esperti che siano in grado di rispondere concretamente ai quesiti delle persone.

I fattori abilitanti della reale capacità trasformativa della digitalizzazione

Purtroppo, non ci sono formule magiche ma sappiamo che tutte le trasformazioni digitali possono funzionare solo quando c’è una visione chiara e una motivazione impellente e oggi viviamo senza dubbio in tempi fuori dall’ordinario. Quando si parte dalla fine, dalla tecnologia, di solito il processo di trasformazione non funziona. Fallisce perché manca il sapere, e nessuno riconosce il valore in quello che si sta facendo. Ma ora, con lo scenario modificato dalle nuove necessità, la leadership aziendale può guidare i processi affinché tutti si rendano conto che urge fare le cose in modo nuovo.

Ripensare frequentemente le proprie strategie per rimanere competitivi è stato essenziale prima della pandemia oggi è necessario immaginare il proprio futuro, anche per le PMI. Quando si parla di cambiare le strategie, non ci si riferisce solo ai cambiamenti dei mercati ma anche, e forse soprattutto, verso le proprie risorse interne, con una particolare attenzione alle persone.

Perché il processo di trasformazione digitale delle imprese abbia successo è necessario che i manager si concentrino sulla ottimizzazione dei processi per ottenere un uso efficiente ed efficace delle tecnologie digitali. Servono nuove forme di organizzazione che tengano conto anche dell’interazione con gli stakeholder. I processi di digitalizzazione sono stati spesso visti come occasioni per lo più di miglioramento dell’efficienza grazie alla riduzione di costi associati ad alcuni processi ripetitivi e di routine, magari con la sostituzione di risorse umane dedicate a incarichi a scarso valore aggiunto. Si tratta di aspetti certamente importanti ma la vera scommessa è rendere la transizione digitale un processo orientato alla crescita attraverso il corretto equilibrio degli investimenti interni (procedure, processi, formazione) e quelli in acquisti di tecnologia.

I fattori che diventano dei freni alla trasformazione digitale nella concreta gestione del cambiamento

I freni possono essere tanti e diversificati. Non esiste una formula magica e allo stesso modo non possiamo far risalire agli stessi fattori tutti gli eventuali insuccessi nei progetti che avevano l’obiettivo di trasformare un’impresa attraverso la digitalizzazione.

Ce ne sono alcuni però che incidono più di altri e sui quali è necessario sempre a prestare la massima attenzione.

Primo fattore, forse controintuitivo: prestare attenzione principalmente ai soli aspetti strategici.

Si può correre il rischio di dedicare così così tanta attenzione alle componenti strategiche di un cambiamento da non riuscire a comunicarlo adeguatamente ai collaboratori, alle persone. Gran parte della comunicazione interna viene dedicata visione e alla strategia non riuscendo a trasmettere efficacemente l’impatto sull’attività quotidiano. Ad esempio, non si spiega in modo efficace ai collaboratori in che cosa si tradurrà il cambiamento in concreto, che cosa si dovrà fare, quanto tempo ci vorrà ma, soprattutto, che cosa ci guadagneranno.

Non ascoltare i dipendenti e i collaboratori adeguatamente.

Nonostante si sappia che i collaboratori sono le persone spesso più qualificate a identificare i cambiamenti operativi che porterebbero a reali miglioramenti, può capitare che la proprietà o i dirigenti siano più disponibili ad ascoltare consulenti che sanno poco o nulla dell’operatività reale dell’azienda.

La conseguenza è il mancato buy in con i dipendenti e i collaboratori. Ciò comporta delle resistenze da perché si sentono sottovalutati o esclusi.

Perdersi nei dati.

Nessuna iniziativa di cambiamento può avvenire senza un periodico aggiornamento su che cosa funziona e che cosa no. Tuttavia, occorre trovare il giusto equilibrio fra l’analisi dei dati e la presa di decisione, senza perdersi nei dati stessi.

I fattori che più degli altri possono favorire la capacità trasformativa delle PMI attraverso la digitalizzazione

Li possiamo sintetizza in tre ambiti concettuali.

Attivare le capacità di cambiamento, preparare l’organizzazione al cambiamento, allenare le persone

  • Aumentare la consapevolezza della realtà del business e delle variabili che hanno portato alla necessità del cambiamento.
  • Evidenziare i punti di forza valorizzando le persone e le attività che supportano il cambiamento.
  • Credere nella sperimentazione e aiutare le persone a imparare nuove e complesse attività e a superare le difficoltà.

Comunicare per ottenere risultati

  • Incoraggiare il coinvolgimento scegliendo con cura chi coinvolgere, quando e come per trarre il meglio da ciascuno.
  • Fornire le informazioni di cui gli altri hanno bisogno, rendendo noto ciò che il cambiamento comporterà, con coerenza e credibilità.
  • Incoraggiare un feedback imparziale e senza remore, per comprendere che cosa le persone realmente vogliono e sentono.

Monitorare le procedure e il clima interno

  • Rendere i progressi chiari a tutti e condividere le responsabilità, sia per le attività quotidiane sia per i risultati a lungo termine.
  • Coordinare le risorse in ogni fase del cambiamento.
  • Riconsiderare sistemi, prassi e politiche che rallentano le iniziative di cambiamento.
  • Rispondere alle resistenze dei collaboratori e prestare attenzione ai segnali di opposizione, così da superarli con fermezza e comprensione.

Considerazioni conclusive

La trasformazione digitale offre quindi una importante opportunità per le PMI dal punto di vista del miglioramento delle performance, del tasso di innovazione e della produttività, creando unitamente nuove opportunità per riuscire a competere anche con le imprese di dimensioni maggiori. Il problema dimensionale rappresenta da tempo uno specifico ambito di riflessione da parte degli economisti perché le PMI italiane sono poco produttive, nel confronto internazionale, a differenza delle grandi imprese italiane.

Se si riuscisse attraverso con un mix sapiente di gestione del cambiamento, innovazione, digitalizzazione e formazione a trasformare le imprese italiane, si creerebbero concretamente quei presupposti in grado di generare i risultati obiettivo incastonati all’interno del PNRR.